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Storie di Radio: Gianni De Berardinis, con “Discoring” portò la radio in tv

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di Silvia Giansanti

 

Uno dei nomi noti non solo della radiofonia ma anche della televisione, che, grazie alla sua competenza e professionalità, è riuscito a resistere nel tempo facendo sempre la differenza

I cinquantenni di oggi ricorderanno quel ragazzo dal volto imberbe e con sembianze alla Miguel Bosè, che presentava con abilità e destrezza qualche edizione di “Discoring”, il celebre programma musicale degli anni ’80. Con lui siamo tornati al 1981 e 1982. Senza tralasciare “Pop Corn”, altra importante produzione televisiva. Per non parlare di “Let’s all dance”, uno dei primi rap all’italiana firmato dalla Band of Jocks, di cui ne faceva parte. Già da allora la sua parlantina e le sue conoscenze nel campo della musica, lo avevano fatto distinguere, tanto che è divenuto nel giro di poco tempo un nome. I suoi inizi datati 1975 però sono avvenuti in radio e precisamente a Radio Luna, da dove hanno cominciato altri suoi colleghi. Oggi Gianni De Berardinis può vantare una storia di tutto rispetto, composta da molteplici esperienze, tra cui anche quella di chitarrista e autore musicale. E’ nato a Pescara e attualmente vive a Milano, dove si è sviluppata tutta la sua storia professionale e privata. E’ attivo nel palinsesto di RTL Best e lavora per Radio inBlu 2000 della CEI.

Gianni, cosa ne pensi della radio di oggi?

“Dico solo che in quel momento quando ho iniziato a mettermi in gioco, c’era aria di radio vera, almeno seconde me. Intendo la radio raccontata, una combinazione di fattori come mistero e magia. Oggi sono avvenuti molti cambiamenti e, riferendomi all’utilizzo della telecamera mentre si è in onda, non mi piace mischiare le carte. Un editore ci guadagna con il suo marchio, ma sono due culture diverse. Basti pensare alle luci presenti negli studi radiofonici che sono diverse da quelle utilizzate negli studi televisivi e quindi non si ottiene lo stesso risultato”.

La passione è rimasta immutata per il mezzo radiofonico?

“Ho iniziato nel lontano 1975 e sono stato tentato a lasciare quando mi sono imbattuto in qualche scommessa nuova ma non chiara. Ad un certo punto il conduttore radiofonico è diventato un annunciatore, mentre prima era più protagonista. Ho pensato in varie occasioni di smettere, perché avevo dato tanto, ma la passione ha avuto la meglio e l’ho assecondata. Adesso sono a RTL Best, piena di personaggi storici appassionati. Ci sono ex colleghi storici come Jocelyn e Awanagana che conservano intatta la loro passione per la radio. La nostra generazione è così. Anche molti di quella successiva come, ad esempio, tu e Federica Gentile che è a capo del progetto per cui lavoro, si buttano a capofitto in questo mestiere con passione. Inoltre lavoro per Radio inBlu 2000 della CEI”.

Quando è avvenuta la spinta per fare radio?

“In modo del tutto casuale. Sono sempre stato un appassionato di musica e possedevo tanti vinili. I miei amici mi consultavano per saperne di più. Ho suonato la chitarra fin da giovane a Pescara. Ad un certo punto mi iscrissi a Giurisprudenza e temevo di diventare un avvocato. Nel frattempo un mio amico, De Cecco, noto per la produzione di pasta, aprì una radio, la famosa Radio Luna, dove mi invitò a lavorare per le mie competenze. Rimasi spiazzato, ma andò bene. In seguito lavorai per la Rai regionale d’Abruzzo, fino a quando mi iscrissi ad un concorso per nuovi animatori per Radio Montecarlo. Entrai nel contest e vinsi tutte le eliminatorie. Alla fine presero me e Marco Predolin. Fu la prima radio molto importante che feci. All’epoca era quello il panorama radiofonico esistente”.

E poi è arrivata la televisione.

“Sì, in primis Canale 5 che in quel momento iniziava a spingere per diventare una nuova realtà. Il mio direttore artistico fu proprio Berlusconi. Feci anche un edizione di ‘Buona Domenica’ con Maurizio Costanzo”.

Quando hai condotto “Discoring”, ti rendevi conto che in quel momento stavi per entrare nell’olimpo dei conduttori?

“Quella è stata una vetrina importante, anche perché all’epoca c’erano due reti televisive e Rai 3 era sperimentale. ‘Discoring’ registrava sui dieci milioni di spettatori ogni domenica.  Andò esattamente così; una volta Jocelyn mi disse mentre eravamo a Montecarlo, che quella sarebbe stata l’ultima volta che passavo la frontiera come sconosciuto, poiché dalla settimana ventura sarei stato un volto noto”.

Che tipo di insegnamento hai tratto dalla televisione?

“E’ stata un’esperienza interessante che mi ha fatto imparare molte cose di cui non ero a conoscenza. La Rai aveva bisogno di personaggi che venivano dalla radio per rinfrescare i palinsesti e non ti nascondo che i conduttori classici come Baudo, Corrado e Bongiorno ci guardavano con sufficienza. Per loro eravamo ignoranti.  Certo, eravamo ragazzi, ma non di primo pelo. Avevano paura di essere soppiantati. Eravamo dotati di un linguaggio diverso, non facilmente compreso. La radio ha portato la musica in tv e noi radiofonici dell’epoca lo abbiamo fatto con competenza. I presentatori classici ne sapevano fino ad un certo punto. Peccato che con il tempo i programmi musicali siano andati a scemare. Ci potevano essere lavoro e nuovi personaggi in circolo”.

Hai un aneddoto di quel periodo così particolare?

“Ricordo quando Carlo Conti, all’epoca conduttore radiofonico come tanti, veniva quando poteva a vedere tutte le puntate di ‘Discoring’ in studio. Mi chiedeva come si facesse ad entrare in Rai per condurre un programma televisivo”.

 

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