di Marialuisa Roscino
La scherma e la psicoanalisi, apparentemente discipline molto distanti tra loro, presentano sorprendenti punti di contatto e possono offrire interessanti spunti di riflessione. La scherma, più di un semplice sport, è spesso vista come un elegante duello con le spade, è in realtà una disciplina che richiede un alto livello di concentrazione, controllo emotivo e consapevolezza corporea. È uno sport che mette alla prova non solo le abilità fisiche, ma anche quelle mentali. È molto efficace anche nei bambini, sviluppando importanti capacità di difesa e di riflessione. Di questo e molto altro ne parliamo con la dottoressa Adelia Lucattini, Psichiatra e Psicoanalista, Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana
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Dottoressa Lucattini, la scherma è spesso vista come una danza di precisione e strategia, ma anche come uno sport che richiede una grande forza mentale. In che modo, Lei ritiene che la pratica della scherma possa contribuire allo sviluppo delle qualità interiori, come il coraggio e la resilienza nei giovani atleti?
“Insegnare ai giovani sportivi ad essere “coraggiosi” significa incoraggiarli a provare qualcosa di nuovo o a mettersi alla prova in una o più abilità che siano ad un livello superiore rispetto a quelle attuali. Il concetto è quello di preparare i bambini progressivamente a raggiungere dei successi personali e sociali, esortandoli a mettersi alla prova a piccoli passi e all’interno di un processo di crescita, tenendo sempre presente l’età psicologica, non solo quella anagrafica o fisica. La resilienza si associa sempre alla “resistenza”, ovvero l’insieme delle qualità interiori anche inconsce che sono vive, vitali, cariche di desideri. La resilienza da sola può essere fraintesa cioè interpretata come una sorta di capacità di ritornare allo status quo ante, ad una sorta di “perfezione”. Invece, la “resistenza” fa dell’imperfezione la condizione del vivere che spinge a migliorarsi e ad imparare, è dunque, parte determinante del processo di apprendimento e creatività personale”.
Parlando di sport e psicoanalisi, quali sono i principali benefici psicologici che la scherma può offrire rispetto ad altre discipline sportive? Cosa rende unica la scherma in questo senso e in particolare nei bambini?
“Abbiamo parlato di coraggio, resilienza e resistenza, a questi vanno aggiunti, disciplina, rispetto, fair play, amicizia. Una competitività sana: avversari in gara, amici nella vita. Inoltre, la sensibilità nel tocco, utilizzando un’arma (sportiva) che diviene col tempo come un prolungamento del proprio corpo. Spada, fioretto e sciabola, sotto la coccia (la parte che protegge la mano), s’impugnano soltanto con due dita, il pollice e l’indice, come una matita, ma con un peso ben diverso. I movimenti sono più ampi con braccio e avambraccio, mentre sono millimetrici con polso e dita. Questo insieme favorisce lo sviluppo di funzioni superiori (intelligenza, razionalità, capacità di apprendimento e comprensione). Fondamentale è il ruolo degli istruttori e dei maestri, che oltre alla tecnica, insegnano nuovi modi per adattarsi e autoregolarsi, aumentano progressivamente il gradiente di difficoltà. Inoltre, li sostengono quando si trovano in difficoltà nell’attività sportiva e spesso anche nella loro vita fuori dalla palestra”.
Lei ha menzionato l’importanza di un ambiente sportivo etico, specialmente in uno sport come la scherma, dove l’uso di un’arma richiede una particolare attenzione alla sicurezza. Come si può educare i giovani schermidori a mantenere un equilibrio tra competizione e rispetto dell’avversario?
“Negli sport in cui si usano attrezzi o un’arma, come nella scherma ad esempio, gli aspetti etici sono particolarmente importanti poiché direttamente collegati alla sicurezza. La mia vittoria non può essere determinata dal ferire fisicamente l’altro, aggredirlo o umiliarlo a parole. Inoltre, attraverso l’uso di un’arma (spada, fioretto, sciabola), si trova la “giusta distanza” fisica e psichica dall’avversario e nella vita. Aiuta a sviluppare l’intraprendenza senza mai nuocere all’altro: andare a segno, prendere stoccate, schivare i colpi e cercare di vincere senza mai ferire né fisicamente, né psicologicamente l’altro schermidore”.
La resilienza è una qualità fondamentale nello sport e nella vita. Come la scherma, a suo avviso, può aiutare i giovani atleti a sviluppare una resistenza psicologica che li prepari ad affrontare sfide e difficoltà?
“Lo sport, come la scuola, sono un luogo fisico e mentale in cui si incontrano le prime difficoltà che col tempo, a mano a mano che si superano, aumentano in modo progressivo e adattato all’età psicologica dei bambini e poi degli adolescenti. La scherma, attiva la curiosità, aiuta a superare le normali frustrazioni, necessarie per la crescita, sostiene nell’affrontare il disagio causato dalle novità, dal non conosciuto e mai visto prima. Sentimenti contrastanti s’incontrano e si scontrano, agli adulti il ruolo di “mediare” fornendo strumenti mentali e insegnando metodi e tecniche per affrontare, apprendere, apprezzare e appassionarsi a cose nuove”.
Quanto è importante il ruolo degli insegnanti e dei genitori nel supportare lo sviluppo psicologico dei giovani schermidori e creare un ambiente sicuro e stimolante per i bambini che praticano questo sport?
“I genitori e i maestri, ognuno con il proprio ruolo, ma collaborando e interagendo tra di loro, dovrebbero aiutare i bambini a creare un gruppo positivo che sia di supporto e un’arena, un campo, una pedana su cui imparare, conoscere, mettersi alla prova, misurarsi con gli altri in sicurezza e senza paura. Ognuno ha un suo carattere e dei tempi propri di maturazione e di sviluppo che possono essere solo accompagnati, mai forzati. Tutto con estrema tranquillità, con i giusti stimoli, incoraggiamento e supporto. Le indicazioni e le necessarie correzioni presenti in ogni buon processo d’insegnamento, a casa, a scuola, in palestra, se anche un po’ decise, devono essere assolutamente e sempre, senza rimproveri, senza reazioni stizzite o rabbiose, senza disappunto colpevolizzante, senza atteggiamenti umilianti o vessatori”.
Considerando l’importanza della psicoanalisi nel comprendere le dinamiche interiori degli atleti, quali suggerimenti darebbe per integrarla nell’insegnamento della scherma?
“È necessario considerare ogni atleta con le sue caratteristiche peculiari, fisiche e psichiche. Lo scopo di un insegnante e di un maestro è quello di formare tanti bambini che possano essere buoni atleti nello sport e persone realizzate nella vita. Alcuni di loro, se vorranno, sceglieranno di praticare la scherma a livello agonistico e potranno diventare atleti di alto livello. Affinché tutti i bambini e atleti possano trarre grandi benefici da una disciplina sportiva, è necessario che insegnanti, istruttori, preparatori abbiano una sensibilità e formazione agli aspetti psicologici, sia individuali che di gruppo. Anche negli sport individuali sono sempre presenti dinamiche gruppali che è necessario conoscere”.
Riterrebbe utile una formazione ad impronta psicoanalitica e per quali aspetti?
“Nello sport, come a scuola, tutti gli insegnanti possono insegnare ai bambini a leggere, scrivere e far di conto, non tutti lo fanno nello stesso modo e non tutti sono in grado di far comprendere l’importanza e lo scopo di apprenderli. Per questo, è cruciale avere una capacità di osservazione del bambino, intercettare i suoi stati d’animo, conoscere il suo funzionamento mentale, riconoscere le sue difficoltà emotive e psicologiche, anche momentanee. Tutti gli insegnanti e i maestri possono svolgere una funzione terapeutica senza essere che sia psicoterapeutica, per questo è però necessario avere una buona formazione con orientamento psicoanalitico. Inoltre, nel momento in cui si ravvedano difficoltà particolari, come a scuola anche i maestri possono parlare con i genitori e suggerire con tatto, la possibilità di una consultazione specialistica e psicoanalitica”.
E ai genitori, quali indicazioni darebbe per incoraggiare i propri figli ad intraprendere questa disciplina sportiva?
“Favorisce lo sviluppo psichico e la tenuta emotiva, le attitudini intellettive e l’intuitività;
Permette di sviluppare al massimo le proprie capacità personali, spingersi oltre di esse acquisendo abilità nuove;
È divertente e usare un attrezzo, un’arma, permette di scaricare le tensioni nei bambini iperattivi e nel trovare disinvoltura nei timidi;
La divisa è come una corazza, fa sentire tutti, bambini e bambine, come i cavalieri delle fiabe, difensori di se stessi e di valori condivisi;
Chi fosse frenato dal pensiero dell’impegno economico, sapere che esiste una solidarietà nelle palestre di scherma e tra i genitori, le divise vengono prestate o affittate a prezzi simbolici a mano a mano che i bambini crescono, creando un circolo virtuoso e solidale”.