di Paolo Paolacci
Con “La bellezza nel destino”, il libro pubblicato dalla Sperling & Kupfer (Gruppo Mondadori) , ci narra la storia della sua importante famiglia e insieme ci racconta le sue vicissitudini personali, per farne dono al piccolo figlio Maffeo, come un semplice e profondo gesto di paternità. Qui gli abbiamo domandato com’è nato questo libro, perché questo titolo e quali similitudini trova con il suo antenato Papa Urbano VIII e con suo padre. Ci ha poi anche raccontato, dell’incredibile coincidenza, in un momento no, di conoscere, nella stessa sera sia Franca Valeri (“È stato un rapporto che mi costituisce e mi costituirà sempre” ) e Viviana, quella che oggi è sua moglie.
Urbano, ho letto il libro ed ho avuto una bella sensazione, perché questo titolo?
“Perché la bellezza per l’Italia è un valore fondamentale. Noi siamo un paese che ha 54/55 siti patrimonio dell’umanità, tanti quanti ne ha la Cina che è un paese enorme e molto forte. Noi siamo fragili ma abbiamo anche un dovere, una responsabilità nel difenderla, come hanno fatto i nostri padri costituenti, inserendo la tutela del paesaggio e dei beni culturali nei primi 10 articoli della Costituzione. La bellezza poi, è anche quella che ho tentato di difendere, quando ho contribuito in maniera significativa a proteggere Villa Adriana e ciò che resta dell’agro Romano antico ancora intatto, lasciandolo fuori dal progetto di discarica e che dal 2011 in poi ho difeso con interventi culturali e con inevitabili battaglie legali. Per questi motivi, cerco, ho cercato e cercherò di trasmettere questo valore della bellezza anche a mio figlio Maffeo, per proteggere quella che è rimasta in questa parte della campagna romana”.
C’è una profondità storica nella narrazione dei fatti da sembrare una sceneggiatura: quanto tempo hai impiegato prima di pubblicarlo?
“La storia di Urbano VIII, del cardinale Maffeo che a 55 anni diventa Papa anche se viene da una famiglia di mercanti fiorentini, sconosciuta a Roma, è una storia affascinante. Per farsi largo fra le grandi famiglie romane dei Colonna, degli Aldobrandini, degli Orsini eccetera, bisognava avere molto cervello e una visione potente per restituire la centralità politica a Roma attraverso un progetto culturale. La Sperling & Kupfer voleva realizzare il libro in sei mesi ma ho chiesto un anno e alla fine, è stato appena sufficiente per mettere insieme queste 300 pagine: però ho fatto un po’ di ordine ai miei ricordi personali e a tutte quelle questioni familiari, per consegnarli al mio piccolo figlio che adesso ha sette anni”.
La bella idea di fare un dono a tuo figlio Maffeo è un bel gesto tra il voluto e il dovuto?
Voluto, dovuto non saprei. Io sento il dovere e il piacere di raccontare la mia storia e la storia della famiglia a mio figlio. Credo che appartenga a tutti i genitori, questo istinto, questa necessità, soprattutto ai genitori un po’ grandi di età. Ho raccontato la mia vita e le difficoltà e i successi degli antenati di Maffeo e i miei”.
Quanto è cambiato il mondo dai personaggi che hai descritto all’inizio rispetto a quello di oggi?
“Quasi impossibile rispondere, perché sono passati 400 anni ed è successo di tutto. Quello che forse non è cambiato è, almeno per le persone che a me interessano, il tentativo di inseguire comunque questo sogno di equilibrio e di bellezza. Gli artisti in qualche modo, cercano sempre un’armonia anche nelle dissonanze, qualcosa che consenta agli esseri umani di comunicare, al di là di quelle che sono le barriere del linguaggio”.
Bellissima la frase di Franca Valeri che hai riportato sul tuo libro “La storia è una”. Qual è stato il tuo rapporto con lei? A me è sembrato un matrimonio spirituale…
“E’ una frase presente nella sua ultima commedia ‘Il cambio dei cavalli’, che abbiamo rappresentato in prima al festival di Spoleto, mi sembra del 2015. ‘La storia è una, quando ci metti mani, vedi che anche tu eri in progetto’, è la frase completa, che sottolinea la spiritualità e gli aspetti geniali della maturità di Franca Valeri. Sì, un matrimonio spirituale, un incontro fatale nel senso che lei forse aveva il desiderio di incontrare un figlio e io certamente avevo una parte materna che non si era compiutamente manifestata e quindi, dove ci si poteva incontrare se non a teatro, nel luogo dove tutto è possibile? È stato un rapporto che mi costituisce e mi costituirà sempre. Peraltro riguarda anche mia moglie Viviana che ho incontrato nella stessa sera dopo che avevo fatto strage di tutta la mia famiglia: in senso teatrale!
Che similitudini trovi col tuo antenato Papa Urbano VIII e con tuo padre?
“Le similitudini con Urbano VIII non saprei dirti, se non il fatto che lui ordinava la bellezza attraverso le sue imprese artistiche e io in qualche modo cerco di custodirla, con le debite proporzioni. Il suo impatto è stato immenso, il mio è molto modesto ma ho fatto quello che ho potuto, per difendere quel che mi era stato affidato in qualche modo. Con mio padre abbiamo una qualità in comune: lui era una persona gentile e credo di esserlo anch’io, trattava il re d’Italia che era un suo amico e la persona che si occupava dei suoi cavalli nello stesso modo, e lo faceva senza affettazione in modo naturale. A me piacerebbe aver preso questa qualità: trattare gli esseri umani, non per quello che è il loro ruolo sociale ma per quello che è la loro umanità”.
Bene. Che cos’è per te il cinema?
“Il cinema può essere mille cose, nei casi migliori diverte con intelligenza”.
E’ stato con un bluff riuscito (se ho letto bene) che hai iniziato a fare l’attore e poi invece hai scoperto la tua indole. Ci racconti com’è andata?
“Io mi sono sempre buttato allo sbaraglio nella vita, anche perché non avevo altre alternative o forse sì, ma non mi interessava. Nel cercare di nuotare, per evitare di affogare, uno deve tirar fuori delle capacità in qualche modo e mi è capitato appunto con l’attore. Poi anche quando ho organizzato la battaglia contro la discarica, pur se era molto più grande di me la questione, alla fine, in qualche modo, l’abbiamo spuntata. Mi è capitato poi anche quando ho fatto l’assessore alla cultura, senza aver mai ricoperto nessun ruolo amministrativo, politico, eccetera e ho cercato di cavarmela”.
Cosa si aspetta uno come te da questo libro, così personale ma che attraversa la Storia d’Italia?
“Io spero che questo libro possa strappare un sorriso sia a mio figlio e sia alle persone che avranno la pazienza di leggerlo e valga come un incoraggiamento a tentare di fare cose che vanno verso la tutela della bellezza, ognuno secondo quelle che sono le sue capacità”
Salutaci con una frase, un ricordo, un proposito o come meglio credi. Grazie.
“Raccattare anche una bottiglia di plastica abbandonata per terra e buttarla nella differenziata può contribuire ad incrementare la bellezza del nostro paese e del suo contesto, ognuno faccia ciò che può”.
Nella foto Urbano Barberini con sua moglie Viviana e suo figlio Maffeo
© Foto di Carlo Bellincampi