Silvio Aparo e Rossella Rapisarda editori di Apalós: “La cultura ha bisogno di silenzi, di pause, di scelte meditate”

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di Francesca Ghezzani

Aπαλός (Apalós) è la Casa Editrice più a sud d’Europa, nata nel 2023, a Siracusa, “ultimo avamposto dell’impero” e pone al centro del suo progetto culturale la “gravità”, intesa come importanza, profondità e qualità dell’offerta culturale. Ne parliamo con Silvio Aparo e Rossella Rapisarda, marito e moglie ed editori.

Silvio, Rossella, partiamo dal nome greco. Come è stato scelto?

“Il nome Apalós in greco significa “delicato”, “morbido”, ma anche “raffinato”. Lo abbiamo scelto perché racchiude perfettamente l’anima della nostra casa editrice: un’idea di eleganza sobria, di attenzione ai dettagli, di cura profonda per ogni libro. È un nome che parla sottovoce, ma lascia il segno — proprio come i libri che vogliamo pubblicare. Ci piace pensare che Apalós sia anche un gesto: il gesto delicato di chi sfoglia una pagina, di chi sceglie con lentezza e consapevolezza cosa leggere e come pubblicare”.

Quali aggettivi useresti per descrivere la vostra realtà editoriale?

“Per noi ogni libro pubblicato è come un capitolo di un unico, grande libro: il catalogo Apalós. La selezione è quindi rigorosa, quasi artigianale. Scegliamo testi che abbiano una voce autentica, una scrittura capace di durare nel tempo, che rispecchino i nostri valori di eleganza, ricercatezza e profondità. Non pubblichiamo “per riempire” il calendario editoriale, ma per costruire una traiettoria precisa, coerente”.

La linea editoriale prevede la pubblicazione di pochi titoli l’anno, scrupolosamente selezionati, appunto. Su quali criteri date vita al vostro catalogo?

“I nostri criteri non si limitano al valore letterario — imprescindibile — ma tengono conto anche della visione dell’autore, del dialogo che il libro può instaurare con i lettori, della capacità di arricchire il nostro catalogo come parte di un disegno più ampio. In questo senso, la lentezza è una scelta editoriale e culturale: ci consente di ascoltare, leggere, osservare e poi decidere, con tutta l’attenzione che un libro merita”.

Che cosa criticate maggiormente del panorama culturale ed editoriale odierno?

“Ci sembra che oggi si pubblichi troppo e troppo in fretta. L’eccesso di offerta spesso soffoca l’attenzione, rende tutto più indistinto, più fragile. La velocità con cui i libri arrivano e spariscono dagli scaffali lascia poco spazio alla riflessione, alla costruzione di un catalogo solido, alla fiducia tra lettore ed editore. Inoltre, c’è una tendenza a inseguire la visibilità immediata, i numeri, il libro “evento”, a discapito della qualità e della cura. Noi crediamo invece in un’editoria che seleziona, non che rincorre; che costruisce legami, non che brucia occasioni. La cultura ha bisogno di silenzi, di pause, di scelte meditate. È questo il terreno in cui vogliamo lavorare: contro la fretta, contro il rumore, contro l’appiattimento”.

Che cosa salvate, invece?

“Salviamo — e anzi valorizziamo — quei luoghi dell’editoria dove si continua a fare scelte coraggiose, coerenti, anche quando non sono dettate dal mercato. Ci sono editori, librai, traduttori, autori, lettori che ogni giorno, con passione silenziosa, tengono viva un’idea alta di cultura e di libro. Questo ci dà fiducia. Salviamo anche i lettori attenti, quelli che sanno riconoscere la bellezza di un testo ben curato, di una traduzione fatta con amore, di una grafica pensata per accompagnare, non per distrarre. In fondo, il nostro lavoro esiste proprio grazie a loro. E salviamo il dialogo: tra chi scrive, chi pubblica e chi legge. Un dialogo fatto di tempo, di ascolto, di profondità. Esiste, resiste — e merita di essere coltivato”.

In chiusura, siete stati presenti al Salone del Libro di Torino. Quali nuovi titoli avete portato?

“Sì, siamo stati presenti al Salone del Libro di Torino con grande emozione: è stato per noi un momento importante, quasi un battesimo pubblico. Abbiamo portato i primi due titoli nazionali del nostro catalogo, che ben rappresentano la visione e l’identità di Apalós. Il primo è ‘Il grande comandamento’ di Simona Lo Iacono, un romanzo intenso, lirico e potente che scava nelle profondità dell’animo umano e nella complessità della giustizia e della pietà. Un libro che unisce forza narrativa e scrittura raffinata, e che dà voce a una delle autrici più sensibili e autorevoli del panorama contemporaneo. Il secondo è ‘Onora il nostro sesso’ di Giusy Sciacca, un testo necessario, colto e appassionato, che riflette sui diritti delle donne e sulla loro rappresentazione, intrecciando memoria, identità e impegno civile. È un’opera che dialoga perfettamente con la nostra nuova collana editoriale. Abbiamo presentato, infatti, anche la nostra prima collana: ‘Cose di ieri dette alle donne di oggi’, un ponte tra autrici del passato e autrici del presente, nato per riattivare la memoria culturale e politica delle donne, e per metterla in relazione con le sfide di oggi. Una collana che vuole essere uno spazio di continuità, ascolto e riflessione. Abbiamo portato a Torino, dunque, non solo due libri, ma l’inizio di una visione. E siamo felici di averla condivisa in un luogo dove i libri e le idee si incontrano davvero”.

 

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