Storie di Radio – Maurizio Amici: Quel magico quinquennio ’75 / ’80

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di Silvia Giansanti

Dietro a firme del giornalismo, presentatori tv, registi e talvolta anche attori, si cela un passato radiofonico, un avvio di carriera proprio attraverso questo mezzo di cui ancora oggi ne è innamorato. Uno di questi è Maurizio Amici, un nome che è rimasto impresso nelle menti degli addetti del settore, proprio perché con la sua forte passione, è riuscito a far nascere una radio tutta sua, cercando di rompere il monopolio Rai di quel tempo. Correvano gli anni ’70, anni in cui c’era un fermento nell’ambito musicale, facendo così scattare la voglia di acquistare vinili in molti giovani di quell’epoca che si sono avvicinati alla radio proprio in questa maniera. Vi dice niente Radio Hanna, dove ha iniziato anche Anna Pettinelli?

Maurizio, com’è avvenuto in quel momento l’aggancio con il mondo della radio?

“Ero un appassionato di musica e avevo anche il pallino dell’alta fedeltà che stava nascendo. Un giorno mi trovai in un negozio specializzato e girando la manopola del sintonizzatore, mi imbattei su quelle poche radio che si prendevano e cioè la Rai, Radio Vaticana, Radio Montecarlo e qualche altra. Però un bel giorno mi accorsi della nascita di una radio che prima non c’era. Si trattò di una radio romana di quartiere e, una volta avuto l’indirizzo, mi recai lì. Feci una richiesta di lavoro, qualsiasi mansione mi andava bene. Rimasi fulminato da tutto ciò. Fu un bel mix tra la musica, l’alta fedeltà e la passione per la tecnologia. Mai e poi mai pensai di avere un microfono davanti la bocca. Iniziai dapprima come fonico”.

Di quale radio parliamo?

“Di Teleromacavo, che divenne in seguito Teleroma 56. Apparteneva a Guglielmo Arcieri e a suo figlio”.

Ricordi la data esatta del tuo debutto in voce?

“No, ma ricordo che correva l’autunno del 1975”.

Ci furono colleghi che fecero strada nel mondo radiofonico?

“Ci fu una ragazza che telefonava continuamente per richiedere musica, a tal punto che la invitai a venire in radio. Parliamo di Anna Pettinelli. Da quel momento anche lei iniziò a fare sul serio, traslocando in un secondo momento sulla mia radio che creai e che fu Radio Hanna”.

Quando fu creata esattamente?

“Il 16 marzo del 1976. Fu la decima del panorama romano e ottenne un discreto successo. Venne creata da me insieme a mio fratello”.

Perché si chiamò in quel modo?

“A dire il vero, il nome destò un po’ di curiosità. Molti pensarono che si chiamasse in quel modo, dato che ci lavorava la Pettinelli, ma la ‘h’ davanti, fu messa per dare un tocco di internazionalità. Scoprimmo in seguito che una Radio Hanna, libera e pirata, esistette veramente ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Situata su una nave mercantile dei mari del Nord, ebbe lo scopo di contrastare la Germania nazista che non dava tregua. Mandò messaggi sullo stile di Radio Londra. Fu un’incredibile scoperta”.

All’epoca quanti anni avevi?

“Ero sui 23 anni”.

Fino a quando hai fatto radio?

“Fino al 1980, per me quello è stato un quinquennio fantastico”.

Oggi sei un ascoltatore della radio?

“Assolutamente sì, specie in macchina. Mantengo la passione per il mezzo e preferisco sentire le radio parlate, perché quel genere non solo mi fa molta compagnia, ma mi permette di imparare sempre qualcosa di nuovo. Adoro cercare anche radio dalle altre parti del mondo e oggi tutto questo è possibile, grazie alla tecnologia. E’ affascinante portarmi altri mondi dentro l’orecchio”.

Hai apprezzato la sua evoluzione dal punto di vista tecnologico?

“Sono sempre stato appassionato dalla tecnologia. La radiovisione ha aperto una nuova frontiera”.

Da grande appassionato di radio però ad un certo punto hai deciso di fare televisione.

“Mi fu offerta l’opportunità di fare tv e la colsi al volo. La radio per me fu una grande maestra, a tal punto che l’approccio in televisione fu facilitato. A oggi ho una storia in tv di tutto rispetto accanto a nomi illustri”.

In ultimo parliamo di una tua interessante iniziativa.

“C’è tantissimo materiale di quegli anni di radio libere, così ho pensato di raccontare storie, attraverso l’ascolto di voci di quel periodo. Quindi tra nastri che possedevo e altri che avevano miei colleghi radiofonici sparsi in tutta Italia, è stata creata una pubblicazione sul sito web broadcastitalia.it. Qui si possono ascoltare centinaia di ore di programmi che andarono in onda. Addirittura c’è la prima partecipazione di Pino Daniele in una radio romana, che andò a cantare con la sua chitarra in diretta la canzone ‘Napule è’, che ancora non era stata completata. Parliamo di Radio Eurosound nel 1976.  Eppure nella mia radio passarono nomi illustri, da Lucio Dalla a Paolo Frajese, Bice Valori e Paolo Panelli, Maurizio Arena che faceva il pranoterapeuta o altri come Paola Borboni; una colonna portante del teatro del 1900 che raccontò ai microfoni di Radio Hanna episodi a dir poco piccanti”.

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