Storie di Radio – Barbara Condorelli: In pensione dopo una vita a Radio Rai

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di Silvia Giansanti

Il suo esordio avvenne proprio agli albori della radiofonia privata, nel 1975, su RAM Radio Antenna Musica. Nel 1978 arrivò il primo contratto con la RAI…

 

Una delle più incredibili coincidenze nel mondo radiofonico, è stata quella di trovare due donne con lo stesso cognome, che hanno frequentato lo stesso liceo e con un percorso similare in Rai. Infatti nel settore sono chiamate le cugine, ma non hanno nessun legame di parentela. Stiamo parlando di Antonella Condorelli, che abbiamo già ospitato nella rubrica, e di Barbara Condorelli che ci riporta anche lei indietro negli anni ’70, agli albori delle radio private. Oggi è felicemente in pensione (dal 2021) e si sta godendo un po’ la vita, divisa tra la sua famiglia e i viaggi. Al momento il mezzo radiofonico non le manca, ha dato tutta se stessa in quasi cinquant’anni. Devono sapere i profani che è un tipo di lavoro che richiede molto impegno, continuità, puntualità, preparazione, concentrazione giusta e corse all’ultimo secondo per arrivare puntuali al microfono, perché la diretta non aspetta! Quindi è anche normale ad un certo punto della vita cambiare rotta.

Barbara, ricordi la data precisa della tua prima diretta e dove?

“La data no, ma correva il 1975. Andai in diretta su RAM, ovvero all’epoca Radio Antenna Musica”.

Cosa ti frullò in testa per fare questa scelta?

“Non volevo assolutamente fare radio. Conoscevo Emilio Levi e altre persone che misero su questa stazione radio. Ricordo che andammo insieme a Milano per prendere il trasmettitore. Fu proprio Emilio che mi fece esordire al microfono per farmi presentare un brano”.

Quale?

“Ricordo che s’intitolava ‘Do it’ e che apparteneva ad un gruppo di quel periodo. In questa maniera ho iniziato a fare i programmi”.

Cosa avresti fatto in alternativa, visto che la radio non era nei tuoi obbiettivi futuri?

“Avrei fatto gli studi di biologia, ma poi nel 1978 con l’arrivo del primo contratto Rai, ho capito che stavo facendo sul serio e allora ho mollato tutto, concentrandomi su questa avventura”.

Quanti contratti hai avuto dalla Rai?

“Ho avuto almeno trent’anni di contratti a temine e poi un bel giorno si sono accorti di questo e mi hanno assunto. A dir la verità non volevo esserlo, in quanto i meccanismi rispetto al libero professionista sono assai diversi. In un certo senso sono stata costretta per continuare a lavorare. Oggi invece sono in pensione”.

Non ti manca il mezzo?

“Per niente. Ad un certo punto ho avvertito la necessità di cambiare la vita”.

C’è un periodo che è stato magnifico lavorativamente parlando?

“Sicuramente i tempi delle Stereo, era davvero una grande famiglia la nostra che andava oltre il programma che si faceva in onda. Ero con Riccardo Pandolfi e Mario Pezzolla. Si stava tutti insieme e c’era magia. Abbiamo fatto cose che all’epoca erano innovative. Ad esempio quando la soap opera ‘Beautiful’ era trasmessa in Rai nel 1990, raccontavamo la puntata alla radio. Lo abbiamo fatto anche con ‘Un posto al sole’. Oggi non avrebbe senso, è cambiato tutto”.

Ecco come hai vissuto l’evoluzione della radio? Trovi che la radiovisione sia un modo nuovo per comunicare?

“Non vorrei essere ancorata ai vecchi schemi, ma la radio è mistero. Con la radiovisione c’è stato un indirizzo diverso, anche se mi rendo conto che siamo nel 2025. Anche per il telefono, se ci pensiamo, è avvenuta la stessa cosa”.

Sei rimasta in contatto con i colleghi di allora?

“Certo, specie con Mario Pezzolla”.

Sei un’ascoltatrice mentre sei in pensione?

“Sì, continuo ad ascoltare in macchina la Rai per curiosità, conservando ancora delle deformazioni professionali”.

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