di Silvia Giansanti
Un altro personaggio che è stato una pietra miliare della radiofonia italiana. L’inizio risale al 1976 e ancora oggi è sulla “breccia” su Radio Uno Sport occupandosi però di musica
Quanti aneddoti hanno da raccontare i grandi della radio, i nostri precursori, che si sono ritrovati negli anni ’70 davanti ad un microfono e a volte senza sapere il perché. Quella di Mario Pezzolla è un’altra storia interessante e piena di fascino, se pensiamo che si è avvicinato al mondo della radio tramite un semplice quiz e quindi in veste di ascoltatore. Forse si fatica pensare ad un inizio così, considerando che ancora oggi Mario è una delle voci più rilevanti della radiofonia nazionale, nonché giornalista e membro qualche tempo fa, della direzione artistica del Festival di Sanremo. Da non dimenticare la sua paternità di Sanremo Night, a cui Mario tiene particolarmente. Si tratta di una creazione unica.
Mario, so che è difficile, ma proviamo a ricordare la data della prima volta in cui sei andato in onda.
“Ricordo solo che fu nell’estate del 1976. Ma riguardo al giorno, non l’ho memorizzato”.
Come è avvenuto il tuo aggancio con questo mondo, visto che all’epoca non era ancora considerato un lavoro vero e proprio, tranne per pochissime realtà come la Rai o Radio Monte Carlo?
“E’ divenuto con il tempo un lavoro, infatti all’epoca non l’avremmo mai immaginato. Iniziai su Radio Antenna Musica, situata all’Hilton di Roma. Mi imbattei in un simpatico quiz e partecipai come ascoltatore, vincendo. In quel periodo ci lavorava Emilio Levi, il quale un giorno mi chiamò in privato e mi invitò a fare in radio un programma sui Beatles, visto che dimostrai di essere preparato nell’approccio che ebbi appunto con la radio”.
Avevi già un tuo bagaglio musicale a monte.
“A vent’anni si ha sempre la passione per le canzoni e per la musica in generale, ma non sai quello che farai. Come generazione già eravamo andati più di una volta in Inghilterra e quindi avevamo questa influenza”.
Fino a quale momento sei stato su RAM?
“Fino all’ultimo giorno degli anni ’70, chiudendo così quel decennio”.
Quando hai capito che avresti fatto sul serio?
“Nel nostro mestiere si vive alla giornata, è questa la filosofia vincente. Si va avanti finché dura. Comunque quando ho aperto la partita iva nei primi anni ’80. Dirò la celebre frase ‘Ce l’ho fatta’, quando avrò la pensione. Voltandomi indietro, potrò dire ‘Beh, una cosa l’ho fatta dai!’”.
Ricordi e aneddoti di quell’epoca indimenticabile.
“Mi metti in difficoltà, perché di situazioni ce ne sono state tantissime, così come nelle interviste con i vari personaggi. Comunque non posso dimenticare la nascita delle Stereo Rai, avvenuta esattamente l’8 dicembre del 1982, in cui mi fu affidata la fascia serale insieme a Cinzia Donti. L’anno prima condussi già un programma su Radio Uno e poi curai le scalette della filodiffusione, ecco come è avvenuto il mio aggancio con la Rai. Poi da incontri e situazioni, nacquero altre cose”.
Il bello è dato proprio dall’avventura e dall’imprevedibilità. Un momento importante che hai nel cuore?
“La prima volta quando andai al Festival di Sanremo nel 1984. Successivamente nel novembre 1993 fui chiamato da Pippo Baudo in persona a fare la mia prima commissione artistica, ovvero la selezione delle canzoni. All’epoca Baudo inventò Sanremo Giovani. Ero uno dei cinque della commissione artistica. Pescammo personaggi come Giorgia, Andrea Bocelli e Irene Grandi. Partimmo davvero bene”.
Dove ti possiamo ascoltare attualmente?
“Quotidianamente sono su Radio Uno Sport, occupandomi però di musica. Da quarant’anni nei programmi sportivi ho sempre fatto la parte musicale. Un’altra cosa importante a cui tengo molto è Sanremo Night. Lo possiamo trovare su Rai Play Sound, ci sono tutte le puntate di un programma notturno andato in onda su Radio Uno, ecco perché si chiama Sanremo Night. Il tutto in vista del Sanremo del 2019. E’ composto da tutte le canzoni che hanno fatto parte della storia del Festival di Sanremo, ma la particolarità è che non sono ordinate in ordine cronologico, bensì in ordine alfabetico dalla A alla Z. Il bello è che non sai mai quello che ti capita. Ad esempio, se menziono la lettera A, esce proprio ‘A’, una canzone che Francesco Salvi portò al Festival di Sanremo del 1990, se dico lettera D, ad un certo punto uscirà anche ‘Donne’ di Zucchero e così via. L’ascolto delle canzoni è sui 30 secondi”.
Quanti titoli sono?
“Ad oggi sono 2186 titoli in 75 anni”.
Colleghi del passato con cui hai instaurato ottimi rapporti.
“Con Barbara Condorelli che ho incontrato appena arrivai a Radio Antenna Musica, insieme abbiamo condiviso tanti momenti di lavoro. Oggi siamo ancora in contatto”.
Come hai vissuto l’evoluzione della radio? Hai accettato il discorso relativo alla radiovisione?
“La radiovisione mi ha toccato fino ad un certo punto, l’ho solo sfiorata. Certo, non è più soltanto radio da ascoltare, ma è diventata anche tv e si è snaturata”.
Hai mai pensato di metter su una web radio, magari improntata sulla storia dei Beatles su cui sei ferrato?
“Ci ho pensato, ma sono stato scoraggiato dai costi”.