di Silvia Giansanti –
Mario Tagliaferri è uno dei tanti nomi che in un certo senso ha inaugurato un nuovo mestiere che forse all’epoca, con i pochi mezzi a disposizione, non faceva ben sperare, ma che poi nel tempo ha subito un’evoluzione vera e propria. Tutti quelli della vecchia scuola, sono stati spinti da un profondo amore per la musica e per i vinili, cosa che oggi si è un po’ persa tra la generazione zeta. Siamo stati coinvolti da cambiamenti non indifferenti con l’avvento della tecnologia.
Mario, la passione per il mezzo radiofonico è rimasta quella di una volta?
“Certo i tempi sono cambiati, ma l’emozione per il microfono in radio non è mai passata. Il momento in cui apri il microfono e cominci a parlare, è sempre un momento nuovo. La passione non muore mai”.
Attualmente dove ti possiamo ascoltare?
“Dal 2018 sono su Radio Elettrica, una web radio, dove ci sono vari personaggi, tra cui anche mio figlio trentenne che ha ereditato la passione per la radio. La struttura è una onlus ed è una radio senza scopi di lucro, autofinanziata. E’ puro volontariato. Abbiamo dato vita qualche mese fa ad’ un’iniziativa intitolata ‘Dj per mezz’ora’, in cui abbiamo tirato fuori delle voci che entreranno a far parte del palinsesto. Ne approfitto per ricordare il nome della trasmissione che è ‘Magu e l’ombra del vecchio’. E’ un nome che può apparire onirico e fantasioso, ma che nasce dalle mie iniziali di Mario e di Gustavo che è sia mio figlio che mio padre, mentre l’ombra del vecchio richiama la collaborazione di Marco Del Vecchio e la musica di un tempo”.
Non è automatico che i figli dei radiofonici ereditino questa passione, vero?
“No, ma lui sentiva musica fin quando stava sulle mie ginocchia. Ad un certo punto si è ritrovato a prepararsi per fare radio. Esercita questa attività da tre anni circa”.
Ricordi la data in cui sei andato in onda per la prima volta?
“Ricordo che era settembre del 1976”.
Dove e in che modo?
“Nasco come musicista e a casa avevo un bell’impianto. All’epoca c’era il monopolio Rai e Radio Montecarlo. Ero appassionato, direi avvelenato nei confronti della musica, ero una vittima di un’irrefrenabile passione. Possedevo tanti vinili. Sentivo Radio Montecarlo e Capodistria. Ero davvero un fissato, visto che acquistavo regolarmente il Radiocorriere Tv, andavo a vedere le scalette per trovare il pezzo che mi piaceva, ecc. Tutte cose giovanili. Nel frattempo un mio amico mi suggerì di ascoltare Radio Antenna Musica, visto che stavano nascendo le prime radio private. M’innamorai di quella radio storica, a tal punto che mi spinse a desiderare di fare radio. Il tutto nacque nella mansarda di Roberto Giorgio alla Balduina. Infatti nel frattempo mi ero informato su chi avesse antenne e studio casalingo per poter iniziare. Tutto autofinanziato e autocostruito per dar vita ad un gioco emozionante. Ricordo che portai tutti i miei dischi. Intanto erano arrivate altre persone come Antonella Condorelli, Faber Cucchetti e tutti quelli che sono diventati in seguito bei nomi. Successivamente con l’arrivo di Eduardo Montefusco, attuale editore di RDS, la faccenda si è fatta seria e ha preso la giusta e fortunata direzione. Per la cronaca i fondatori di Radio Dimensione Suono sono stati Mario Tagliaferri e Roberto Giorgio”.
Fino a quando sei rimasto lì?
“Dopo un lungo periodo desideravo cambiare un po’ e mi si è presentata verso il ’92 la prospettiva di Dimensione Suono Roma che stava nascendo”.
Altre esperienze che ti hanno dato tanto?
“Rai Stereo Due per tutto il tempo che è esistita. E’ stata una magnifica esperienza con Maurizio Riganti che mi ha sempre assecondato, permettendomi di fare delle cose straordinarie, all’avanguardia per l’epoca”.
Hai avuto l’occasione di svolgere altre mansioni parallele?
“Sì, ho lavorato con le case discografiche e ho fatto dei remix di Antonello Venditti, di Nino Buonocore e di tanti altri artisti. A livello di italo dance ne ho fatti altrettanti e il più importante è stato ‘We just’ by Moses targato 1985. Sono stato uno degli autori di quel disco che spopolò in discoteca”.
Nomi di colleghi con i quali ti sei trovato bene a lavorare.
“Antonella Condorelli, Faber Cucchetti, Francesco Scelta, Carlo De Blasio e Emilio Levi. A tal proposito vorrei ricordare la compianta Clelia Bendandi, una donna intelligente e senza pregiudizio”.
Com’è proseguito il tuo percorso radiofonico?
“Mi è capitato di lavorare in altre radio di passaggio dopo la mia esperienza con Dimensione Suono. Ho trascorso un po’ di anni a Radio Rock, nella fase di cambiamenti e di successo di ascolti. La cosa bella è che ho avuto la possibilità di mandare la musica che ascoltavo da ragazzo. In un certo senso mi sono sfogato Ho fatto cose che in un taglio radiofonico commerciale non erano previste. La libertà è tornata anche adesso nella web radio attuale”.