di Mariagrazia Cucchi
Questa 75esima edizione del Festival di Sanremo è destinata a far parlare ancora a lungo di sé, non solo per le canzoni degli artisti in gara, per i loro bellissimi outfit e per gli immancabili gossip, ma anche e soprattutto per la magia che l’evento nazionalpopolare italiano per eccellenza è riuscito ancora una volta a regalare a chi ha avuto la fortuna di trovarsi nella città dei fiori in quella settimana così speciale.
E a proposito di incontri “magici”, ho avuto la fortuna di scambiare quattro chiacchiere con il maestro Vince Tempera all’interno del Warner Store, preso costantemente d’assalto, a pochi giorni dal ritorno in tv del leggendario anime giapponese “Ufo Robot Goldrake”, il primo cartone animato proveniente dalla terra del Sol Levante trasmesso dalla Rai nel 1978, e della riedizione della celebre sigla che, insieme al suo indimenticabile eroe Actarus, ha compiuto l’incredibile impresa di ritornare in classifica, nella top 20, dopo quasi 50 anni.
Ma quale fu la scintilla che fece nascere questo intramontabile successo, indelebile nel cuore di tanti ex ragazzini, o se preferite “diversamente giovani”?
“Fu una scintilla di cui io e Luigi Albertelli, paroliere della canzone, non riusciamo ancora a capacitarci… Goldrake ha dato l’avvio a un mondo di cartoni animati ‘manga’ molto differente da quelli Disney e altri americani a cui eravamo abituati: i personaggi per i quali abbiamo scritto le sigle italiane, Capitan Harlock, Remì, Anna dai capelli rossi, Daitarn 3, tanto per citarne alcuni, hanno una loro personalità e uno stile ben definiti. Sono contento di rivedere la storica serie nuovamente sulla Rai, in questi anni molti ‘anime’ sono stati trasmessi su canali tematici, ma rivedere Actarus sulla tv nazionale generalista, in prima serata, è tutta un’altra cosa. Credo che questo abituerà il pubblico di oggi a seguire un certo tipo di cartone animato con un occhio più attento e con maggiore considerazione”.
E del remake, tanto discusso, della serie di Goldrake, con un Actarus “figlio del tempo presente”, cosa pensa il maestro?
“L’ho visto. Trovo che sia fatto molto bene, però ha reso Ufo Robot uguale ad altre serie animate attuali, soprattutto ha addolcito un po’ troppo quelle che sono le storie dei personaggi. La serie storica era più diretta, la nuova è più ‘volemose ‘bbene’ capisci?”.
Come compositore di un brano così popolare, avrà sicuramente qualche aneddoto curioso da raccontarci…
“Mi è capitato di incontrare dei ragazzini, adesso diventati dirigenti d’azienda, che mi chiedono di lavorare per loro. Lo stesso presidente di Warner Music, quando ha saputo che all’interno del catalogo della casa discografica era presente Ufo Robot, ha voluto ristampare l’album e mi ha chiesto, quando rientrerò a Milano, di andare nel suo ufficio ad autografare l’album! Cioè, sono tornato ad essere un artista della Warner dopo 47 anni!”.
L’edizione da collezione di “Ufo Robot”, autografata e numerata, che contiene le sigle italiane riproposte in versione originale con audio completamente rimasterizzato, è volutamente pubblicata solo ed esclusivamente in formato vinile, azzurro ghiaccio, e si presenta più ricca e particolare che mai, come lo stesso maestro fa notare:
“Togliendo il disco dalla confezione, così come allora, la copertina diventa un poster. È una cosa che non usa più, fu una delle prime cover-poster che uscì all’epoca in Europa, quindi si tratta di un oggetto estremamente curato nei dettagli, di un certo livello per i collezionisti e gli intenditori. Consiglio quindi a tutti di ascoltare il vinile con un bel giradischi e di appendere il poster!”.
E per terminare la nostra chiacchierata sanremese, non poteva mancare un saluto speciale a chi, come noi, tiene ancora stretto nel cuore quel ricordo d’infanzia, capace di evocare volti, voci ed emozioni, con il giusto pizzico di nostalgia:
“Actarus da Sanremo vi saluta e vi dice: Alabarda Spazialeee!”