di Silvia Giansanti
Si è avvicinato alla radio negli anni ‘70 e lo possiamo considerare tra i pionieri del settore. Raggiunse il maggior successo alla conduzione di “Stereo Sport” su Rai Stereo Due
I suoi conterranei lo apprezzano talmente tanto, a tal punto da denominarlo ‘il Calisone’, un modo simpatico per definire la sua grandezza artistica in ambito radiofonico e non solo. Salvatore Calise, altro nome noto al grande pubblico della radio, è uno di quei personaggi che ha mosso i primi passi negli anni ’70, durante il periodo della nascita delle prime radio libere. Classe 1957, come tutti gli artisti partenopei, ha quella marcia in più data da una buona dose di simpatia, accompagnata da un’innata fantasia. Lo ricordiamo volentieri quando ai microfoni di Rai Stereo Due conduceva il programma ‘Stereo Sport’. Il suo “Forza Napoli” in diretta, non trattenuto, è passato alla storia.
Salvatore, ti ricordi la data esatta in cui sei andato per la prima volta davanti ad un microfono?
“La data proprio no, ma ricordo che correva il 1976 ed era settembre”.
Cosa ti ha spinto ad andare in onda?
“Innanzitutto sono stato un grande e curioso ascoltatore delle radio. All’epoca ascoltavo le radio di tutto il mondo, soprattutto di notte e quindi indossavo un auricolare. Ascoltavo anche la radio italiana, c’era la Rai e Radio Montecarlo che è stata fonte di ispirazione per tutti noi addetti del settore. Avendo di base l’impostazione da ascoltatore, ho sempre condotto programmi che prevedevano l’interazione con il pubblico. Mi piacevano i saluti, le richieste musicali, ma non le dediche che non ho mai capito. Poi ovviamente ci fu fin da subito la voglia di comunicare”.
Da dove sei partito?
“Da Radio Antenna Capri”.
Ad un certo punto quando hai intuito che questo sarebbe divenuto il tuo mestiere, ti sei trasferito da Napoli a Roma.
“Esattamente e a Roma lavorai per un circuito che si chiamava Tirradio di Pier Maria Bologna. In quel contesto incontrai Anna Pettinelli, Luca De Gennaro, Maurizio Catalani e tanti altri nomi che poi ho ritrovai in Rai”.
Ecco, andiamo nei primi anni ’80, quando sono nate le Stereo Rai.
“Su Rai Stereo Due, come si chiamava all’epoca, condussi un programma collegato alle partite di calcio e cioè ‘Stereo Sport’. Fu un’esperienza interessante. In quell’occasione lavorai nell’ambiente con nomi come Antonella Condorelli, Emilio Levi, Antonella Giampaoli e Tiberio Timperi, che ancora oggi vedo regolarmente”.
Conservi aneddoti di quel periodo?
“Certo, specialmente quando una volta spontaneamente dissi che ero un tifoso del Napoli. Non si poteva assolutamente, il conduttore doveva essere imparziale. Per l’epoca era considerata una cosa eclatante”.
Fino a quando sei rimasto in Rai?
“Ho lavorato per una quindicina di anni e poi per motivi di famiglia mi sono dovuto riavvicinare a Napoli, trovando adeguate collocazioni nelle realtà campane, tra cui spicca la mia collaborazione con il gruppo di Radio Kiss Kiss, per cui ho anche avuto incarichi di responsabilità che mi hanno portato i giusti risultati”.
Hai attraversato decenni. Come vedi l’evoluzione della radio? Molti tuoi colleghi appartenenti a periodi diversi, non vedono di buon occhio la radiovisione, poiché andrebbe a togliere quel mistero che ha da sempre contraddistinto la radio.
“Direi che la radiovisione permette di continuare a seguire la radio a casa e negli esercizi commerciali, visto che oramai gli apparecchi radio sono quasi scomparsi, tranne in auto. E’ un modo diverso per poter fruire del mezzo”.
Quali sono i tuoi impegni per il 2025?
“Sto facendo tv su Teleischia, sempre con trasmissioni che riguardano l’ambito sportivo. Sono reduce da esperienze presso Tele A e Radio CRC e prossimamente ci sono novità radiofoniche legate all’azienda per cui sto lavorando”.