Rukiye Garip: Visioni ad acquerello

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di Marisa Iacopino

Barche che galleggiano, nodi di ancoraggio legati a catene arrugginite, ciottoli di mare che sfidano le onde, fiori che s’insinuano tra foglie morte, insetti melliferi all’ombra di rami, e su tutto spiragli di luce e riflessi di cielo. E ancora, carboncini su carta per ritrarre donne impegnate in lavori di maglia, o aghi che perforano l’ordito di tessuti.

Lei è Rukiye Garip, artista turca che ha al suo attivo decine di premi. E’ firmataria dell’American Watercolor Society, e ha partecipato a più di novanta mostre collettive internazionali.

“Sono nata a Bartin, in Turchia. Mi sono laureata presso il dipartimento di pittura dell’Università Gazi e ho lavorato come insegnante d’arte per vent’anni. Pur dipingendo con diverse tecniche come olio, pastello e carboncino, nel 2014 sono passata completamente all’acquerello”.

Quando e come è nato il tuo amore per la pittura?

“Ricordo di aver iniziato a dipingere quando avevo cinque o sei anni. Con la mia sorella gemella, artista di acquerelli come me, la pittura era al centro dei giochi d’infanzia, L’amore per la pittura è rimasta una passione incrollabile. Tuttavia, solo dopo aver terminato la carriera di insegnante, mi sono resa conto della profonda influenza che aveva avuto sul corso della mia vita. Ho sentito che non si trattava di una distrazione temporanea, e che sarebbe diventata parte integrante della mia esistenza”.

C’è serenità nelle tue opere, e quasi mai la presenza umana, piuttosto di animali, pesci, uccelli, insetti. Cosa denota questa scelta?

“Ci sono diverse ragioni per cui la presenza umana è scarsa o assente. A differenza della natura, la vita cittadina è basata sull’uomo e dà priorità ai bisogni materiali delle persone. La cultura del consumismo ci allontana dalla natura; l’inquinamento acustico, la luce artificiale causano stanchezza nelle nostre anime. La mia ammirazione per la natura mi porta a vedere uccelli, pesci e insetti in uno spazio protetto. In questo modo, voglio far capire alle persone che la nostra esistenza e la serenità derivano e dipendono dalla natura che, al contrario, non ha bisogno di noi. Dobbiamo trovare soluzioni all’inquinamento indotto dall’uomo, usare la nostra vita non consumando egoisticamente ciò che la natura ci offre, ma rispettando, amando e contribuendo a risanare l’ambiente”.

“Stony Creek” è un motivo che torna testardo nelle tue trame pittoriche. Vuoi svelarci il perché?

“Stony Creek è il ruscello accanto all’orto di mia nonna, dove sono cresciuta. Lo ricordo come pulito e potabile, con pesci e granchi che ci vivevano. Forniva acqua ai campi agricoli circostanti. Quando l’ho rivisto anni dopo, sono rimasta colpita dal modo in cui si era trasformato in una fossa sporca e sterile. L’ho fotografato in questo stato. Ho usato le fotografie per creare una nuova composizione che riproducesse lo stato in cui si trovava nella mia memoria. Il primo dipinto della serie è stato realizzato il primo anno in cui sono passata agli acquerelli. Con il secondo dipinto ho vinto un premio internazionale. Il mio attaccamento emotivo a “Stony Creek” lo ha reso un soggetto che ripeto in diversi stati”.

L’acqua è elemento che pulisce, riflette, trasfigura, infrange, accarezza, culla… Cosa rappresenta maggiormente nei tuoi dipinti?

“L’acqua è la risorsa fondamentale per la continuazione della vita biologica e dell’attività umana. Può essere sia uno spazio sicuro che una forza distruttiva per gli esseri viventi. Nutre, sostiene, pulisce, riflette, trasforma, accarezza, protegge, esalta, spezza, distrugge… Per me, l’acqua rappresenta potere e libertà illimitati. Gli oceani mi danno la sensazione di uno spazio vasto e senza ostacoli. I fiumi rappresentano dinamismo e viaggio; i laghi quiete e serenità. E’ anche la materia prima dell’acquerello e dei soggetti che dipingo. La tecnica dell’acquerello permette ai colori di fluire liberamente secondo la natura del suo elemento principale. Acqua e acquerello sono la stessa cosa nel loro dinamismo, trasparenza, fluidità. E’ una bellissima metafora che l’acqua si trasformi l’una nell’altra attraverso l’arte”.

Cosa ne pensi dei grandi pittori del passato italiani, e c’è qualche artista che ti ha ispirato?

“Michelangelo, Raffaello, Leonardo da Vinci, Botticelli, Tiziano, Caravaggio… Riflettono tutti lo spirito classico del Rinascimento con opere che sono esempi di grande trasformazione e successo culturale. Questi artisti, che hanno aperto la strada al pensiero moderno e lasciato un segno indelebile nell’arte con i loro fondamenti filosofici e le tecniche innovative, continuano a ispirare gli artisti contemporanei. Leonardo da Vinci è in cima alla lista degli artisti che mi ispirano, non solo per le sue opere, ma anche per le scoperte basate sulla comprensione e la ricerca della natura in molti campi come la filosofia, l’astronomia, l’ingegneria, la biologia, la geoingegneria, la botanica”.

Inseguendo la visione artistica di Rukiye Garip, dobbiamo augurarci che il connubio uomo-natura cresca sempre nel rispetto di un legame profondo e complesso, e che l’amore per la natura torni a essere il fondamento dell’inarrestabile processo evolutivo umano.

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